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Jordi Bernàcer, presto in Oman con Domingo e l’orchestra dell’Arena

Il maestro valenciano dirige Nabucco e Aida per il 96° Arena di Verona Opera festival: dallo studio del flauto ai più grandi palcoscenici mondiali.

Il Maestro Jordi Bernàcer (1976, Alcoy, Spagna) dirige per il 96° Arena di Verona Opera Festival la ripresa di Nabucco e Aida, dopo il successo dell’opera verdiana all’inaugurazione dello scorso festival lirico e il fortunato ritorno al Filarmonico di Anna Bolena. Lo abbiamo incontrato alla vigilia di una recita del Nabucco.

Jordi Bernàcer, l’intervista – Credits: YouTube @teatroregiodiparma – Operarenamagazine.it

Nabucco 2017, Nabucco 2018. Maestro, le sue impressioni, ieri e oggi, sull’allestimento, gli artisti, gli organici, l’accoglienza del pubblico…
Jordi Bernàcer. «Sono molto legato a questo Nabucco perché rappresenta il mio debutto in Arena. Ho scoperto un’atmosfera meravigliosa che non si trova da nessun’altra parte. Per me quest’opera ha un bellissimo allestimento, ci sono molti giochi scenici che funzionano. Il teatro nel teatro è una ambientazione storica affascinante fin dai tempi di Miguel de Cervantes. Spostare l’ambientazione della storia negli anni turbolenti del Risorgimento italiano è stato molto efficace per esprimere il carattere patriottico dell’opera. Nelle due edizioni ci sono stati interpreti differenti, pertanto si è dovuto trovare dei punti d’incontro musicalmente parlando. Ho lavorato con artisti eccellenti, l’anno scorso con George Gagnidze e Rebeka Lokar, che ritorna anche quest’anno».

Cosa ha provato nel dirigere Aida, la regina delle opere in Arena?
Jordi Bernàcer. «Un’enorme responsabilità, anche perché quest’anno ho diretto la prima. È un’opera veramente bella, ma allo stesso tempo difficile perché, come tutti sanno, ha una parte assolutamente areniana mentre il resto sono tutti colori, sfumature, delicatezze. Alla prima è successo che al IV atto, senza nessun preavviso, il pubblico accendesse le candeline. Si è creata una atmosfera che solo qui si può trovare».

Nel 2017 in Arena ha diretto la notte magica della Antologia de la Zarzuela. Cosa ci racconta lei, che è un maestro di questo genere musicale?
Jordi Bernàcer. «È un genere interessante, che ha dei brani musicalmente molto alti. L’anno scorso abbiamo avuto la fortuna di fare una serata di Gala scegliendo i pezzi più belli. Anche sul palcoscenico le situazioni sono andate in modo straordinario. Il pubblico ha gradito, e la presenza di Plácido Domingo è stata fondamentale. Lui è un grandissimo artista, ed in particolare uno specialista della Zarzuela. Il maestro Domingo nasce con questa musica, infatti i suoi genitori avevano una compagnia di Zarzuela. Mi ricordo che, quando preparavamo un altro Gala a Los Angeles, per affrontare il programma si era messo al pianoforte e aveva cominciato a suonare una romanza che non conoscevo. Sapeva così bene le parole e la musica che ha fatto delle variazioni al programma. Ce l’ha nel sangue e nel cuore».

Ci parli della sua esperienza quest’anno al Filarmonico con Anna Bolena.
Jordi Bernàcer. «Opera difficilissima, per fortuna abbiamo avuto dei grandi artisti. Per me il lavoro fatto al Filarmonico con orchestra e coro è stata una grande esperienza. Si lavora in modo diverso rispetto all’Arena e abbiamo raggiunto un bel risultato grazie a tutti i componenti dell’orchestra».

Il Coro del resto sappiamo come sia importante anche in Arena.
Jordi Bernàcer. «Si è fondamentale, c’è l’entusiasmo e la carica emotiva, ci sono le difficoltà delle distanze. Gli artisti fanno un lavoro notevole».

Come è stato lavorare a San Francisco come Resident conductor?
Jordi Bernàcer. «Adesso non sono più Resident, torno a teatro come ospite. Sono stati tre anni interessanti, un teatro e una città magnifici. Lavorare all’interno del teatro è una grande esperienza: ti confronti con i maestri, i pianisti, ascolti le audizioni, riprendi le recite».

Ha cominciato musica con gli studi di flauto, come mai la scelta di questo strumento?
Jordi Bernàcer. «Quando ero piccolo ne ero affascinato. All’inizio il mio maestro non mi permetteva di usare lo strumento perché ero troppo piccolo, così ho studiato tre anni di solo solfeggio, che per me è la cosa più arida che esista al mondo».

Lei ha studiato nei conservatori spagnoli, ci sono differenze rispetto a quelli italiani?
Jordi Bernàcer. «Quando ho frequentato il conservatorio i piani di studio erano allineati con quelli in Italia, quindi ho studiato composizione e direzione. Dopo però ho proseguito gli studi a Vienna e mi sono diplomato lì».

Nella sua carriera ha frequentato molto le orchestre spagnole, cosa può dirci a proposito?
Jordi Bernàcer. «Le orchestre spagnole sono veramente stupende. Sono nate negli ultimi vent’anni, dopo la trasformazione del Paese. Alcune ci sono sempre state, come l’Orchestra Nazionale di Spagna, nata negli anni ’30, o come quella della Radiotelevisione Spagnola, nata negli anni ’60. Oggi ce ne sono almeno una ventina collocate nelle città, tra cui Barcelona, Galicia, Bilbao, Navarra, Asturias, Valencia, Tenerife, e altre appartenenti alle Società. Hanno ormai trovato un pubblico fisso grazie alla recente costruzione di diversi auditori e i cittadini le sentono proprie».

Cosa ci racconta della sua collaborazione e amicizia con il Maestro Domingo?
Jordi Bernàcer. «È una collaborazione molto speciale, nata quando ero direttore-assistente all’Opera di Valencia, di ritorno da Vienna. Lavoravo con Zubin Mehta e Lorin MaazelDomingo venne per cantare Cyrano di Bergerac di Franco Alfano, però in francese, nella versione originale della commedia di Edmond Rostand. Un’opera molto interessante. Abbiamo fatto insieme diverse prove e il risultato è stato davvero positivo, così abbiamo portato Cyrano a Parigi e a San Francisco. Quando sono diventato direttore a tutti gli effetti mi ha chiamato a seguire i suoi concerti. A Los Angeles ho diretto Tosca, poi Simon Boccanegra e Luisa Fernanda, che è una Zarzuela. Mi sento di dire che la nostra è una collaborazione molto proficua. Adesso sto preparando con il Maestro una tournée in Oman con l’Orchestra dell’Arena».

Maestro Bernàcer, la aspettiamo il prossimo anno per la serata “Domingo 50” in Arena?
Jordi Bernàcer. «Intanto finiamo questa stagione, poi si vedrà. Incrociamo le dita».

Redazione

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